lunedì 20 dicembre 2010

Piccole divinità

Provando ad instaurare una tradizione rispondo per esteso con un post dedicato alla osservazione che ancora una volta il prode Davide mi ribalta su un commento all'ormai fertilissimo post di Ivo sulle punte dei fiocchi di neve.

Portando come "reference document" una lettura non proprio scientifica come argomento a discolpa (da se definita, nessuno mi risulta gliene avesse fatto colpa) dell'argomento figli, evidenzia in particolare la suggestione della divinizzazione della prole.

Sinceramente non credo che in un rozzo paese patriarcale come quello in cui siamo cresciuti lo status di divinità sia applicabile più ai bambini che agli specialisti dell'arte pedatoria.


La mia opinione è che molti genitori ritenessero di avere figli come fosse acquistare un gadget elettronico da lasciare in disparte quando se ne ha noia. Lo spirito vittoriano(1) adeguato allo scopo lo possono probabilmente praticare soltanto una ristretta cerchia di benestanti e su questi rinuncio ad esprimermi in quanto sarei davvero poco generoso. Piuttosto l'incapacità di comunicare con la propria prole genera spesso una condizione di mancanza di controllo che potrebbe risultare simile, per chi non la guarda con attenzione alla venerazione. Ma IMHO quello di cui hanno bisogno i bambini (e qui potrebbe sembrare stridente, ma concordo con il risultato dell'analisi dell'Astutillo) è qualcosa di completamente diverso.




Già mi aspetto strali di insulti riguardo la mia inadeguatezza osservativa, ma citando (in parte a sproposito) un brano di altra epoca : Riderò, riderò, riderò, tu falli ridere perché.....
 
Un Sorriso
 
(1): con notevoli eccezioni come potrebbe essere compreso dalla lettura di "Casa Darwin".

1 commento:

  1. Insomma credi che i figli, peggio che essere trattati come divinità, non vengono neanche trattati (per non dire: 'cagati'). Forse non hai tutti i torti. La proliferazione di asili può essere un segno lampante.

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