lunedì 28 marzo 2011

Decrescita felice

Chi l'ha detto che solo l'espansione possa rappresentare un modello positivo?

Viviamo in un mondo dove la prosperità viene misurata in incremento del PIL. Per chi non lo sapesse il PIL è quell'indicatore che cresce quando avviene un incidente stradale e si fanno riparare i danni ai veicoli e cala quando il principe sposa la sua cameriera e smette di pagargli lo stipendio. Scherzi a parte, il problema è di certo più ampio.

Non dobbiamo immaginare che la civiltà in cui viviamo sia l'unica esistente e che sia da sempre l'unica esistita o che automaticamente sia l'unica che continuerà, qualunque cosa accada, ad esistere. La storia dell'uomo è già colma di insuccessi e di civiltà che sono scomparse. Dalle più note a quelle studiate solo da storici ed addetti al settore.

Una delle principali cause della scomparsa delle civiltà umane è stata legata al sovra utilizzo delle risorse a disposizione. Per questo motivo, da ormai qualche anno sono un fautore del ripensamento dei nostri modelli "in particolare economici" affinché sia possibile cercare di evitare di essere causa della estinzione della civiltà cui appartengo.

I modi di ripensare i modelli di sviluppo possono essere tanti, spesso diversi sostanzialmente e talvolta persino in contraddizione, quello che però mi affascina di più, forse perché in controtendenza con il modo di fare di molti di quelli che mi circondano è il cosiddetto di "decrescita felice".

Ho scritto quello? Forse avrei dovuto parlare di "quel gruppo di modelli", perché poi anche in questa linea di pensiero le modalità e persino le finalità sono spesso diverse, ma probabilmente non è poi così importante. Quello che potremmo definire importante è il cosiddetto "punto di svolta".

Non ho la pretesa di esporre linee di pensiero la cui complessità supererebbe la mia capacità di sintesi per poterlo presentare in un solo post, ma vorrei che poteste riflettere su un concetto che sotto alcuni aspetti ha modificato assai la mia "filosofia di vita": meno è meglio!

In realtà in parecchi campi questo è già un sentire comune: dal controllo delle masse grasse (non sto facendo apologia dell'anoressia) alla preferenza accordata a piccoli gruppi per lo svolgimento di festicciole o alla dimensione del gruppo cui affidare il tentativo di risolvere problemi complessi.

Sostanzialmente mi limiterei ad entrare in argomento chiedendovi di riflettere sul numero di difficoltà cui vi piacerebbe imbattervi ogni mattino, dal conflitto per un parcheggio alla quantità di messaggi presenti sulla home della vostra email.

Il motto potrebbe essere semplificare, ma forse potremmo cominciare a definirlo come: ridurre!

Un Sorriso

P.S. So benissimo che esistono trattazioni sul web di argomenti analoghi, e non ho la pretesa di essere in proposito estremamente originale, ma la mia aspirazione sarebbe in proposito di mostrare dei punti di vista che magari meno stereotipati possano costituire stimolo ad una riflessione che in altri casi non sarebbe stata tentata....

martedì 22 marzo 2011

dualismi --> Dai non regge

Con il buon Davide si sta intavolando una discussione che mi sembra si stia espandendo.
Forse alcuni di questi temi meriterebbero di essere trattati in modo più dettagliato.
Segnalatemi quali vi sembra sia opportuno trattare qui.
Per il prequel recatevi in visita al post originale

--- qui riporto il mio ultimo commento:

Dai non regge!

1) se altri hanno fatte scelte sbagliate in passato cosa aiuterebbe continuarle noi? Se poi la tua idea è che la fine del mondo è ormai arrivata e non ci sia più niente da fare, allora lasciamo perdere.
2) avevo apprezzato la vignetta di "curiositas" perchè mi ha fatto venire in mente l'idea di migliaia di tecnici che dopo terremoto e tsunami si affannino per vedere il livello di sicurezza delle "strutture" ( e non centrali) fotovoltaiche o similari.
3) l'idea della "decrescita felice" mi appassiona da tempo. Essendo un fautore del concetto generalizzato di "ciclo di vita", ritengo che l'unico futuro davvero sostenibile sia con un umero di abitanti decisamente inferiore rispetto all'attuale. Riconosco che la questione sia complessa, ma le alterntive sono ridicole e fuorvianti.
4) L'economia, l'unica che conosco e riconosco, è una scienza umana (nel senso che gli appartenenti alla specie homo sapiens insipiens siano gli unici a praticarla). Come tale tenta di avvalersi di strumenti e come tale vi sono molti cialtroni che sostengono, come per tutte le altre scienze umane (dalla medicina alla geofisica) di usare metodi diversi che hanno però il triste merito di funzionare in modo consolatorio o giustificativo, ma mai predittivo. Come recita un detto affibbiato ad Einstein "mi occuperò di metereologia soltanto quando verrà chiamata metereonomia". Quindi parlare di altro che non sia "razionale" nel senso scientifico mi interessa soltanto al bar, tra l'esaltazione del gol di Del Piero e gli insulti al cardinale di turno che predica contro la procreazione assistita (a proposito ma se la chiamassimo maternità riusciremmo a toglierci un po' di pregiudizi ed intromissioni?)

giovedì 17 marzo 2011

Festeggiamenti?

Ecco che finalmente giunge l'occasione per tirare due righe di conti:

Ambiente: dopo i disastri del dopoguerra fino alle generazioni del baby boom siamo riusciti a risanare spiagge e litorali, il rimboschimento delle aree protette, il risanamento dei bacini idrici, la corretta destinazione delle aree periferiche, la valorizzazione dei piccoli municipi e dei borghi medievali.

Istruzione: La scuola di massa fornisce cittadini consapevoli e valorizza le potenzialità dei nostri giovani. Gli edifici scolastici costituiscono bene comune e le università raccolgono consensi unanimi dal mondo del lavoro e dalle comunità scientifiche di tutta europa.

Lavoro: le pari opportunità, i diritti dei più deboli e la sicurezza sui luoghi di lavoro sono a livelli che ci rendono fieri del nostro stato

Giustizia: Certezza del diritto e condizioni penitenziarie hanno cancellato quei tristi ricordi da film di Sordi ed il dramma dei suicidi in carcere è ormai un lontano ricordo.

....


Va bene interrompo l'elenco, il concetto è, spero, chiaro.

Da festeggiare trovo davvero poco. Quello che occorre fare è "rimboccarsi le maniche" ma non in fotografia.

Un Sorriso