sabato 28 novembre 2009

Paleogenetica

Ricevuta tempo addietro una segnalzione tramite pikaia ho iniziato a chiedermi quale potesse essere tra i seminari previsti a Modena in occasione della mostra per il bicentenario della nascita di Charles Darwin non ho impiegato troppo tempo per scegliere quello odierna tenuto magistralmente dal prof. David Caramelli non fosse altro per il titolo che per i miei trascorsi da dilettante assoluto ma in quanto tale appassionato, e quindi organizzato l'organizzabile mi sono recato "purtroppo da solo" nella sala appositamente predisposta nell' Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena (la porta della sala è quella in cima alla scala che si può vedere nella foto in home page del sito). Superate alcune difficoltà di parcheggio, essendo la sala piuttosto in centro e sabato pomeriggio, riesco ad arrivare quasi in orario per l'inizio previsto delle 16. Dopo di me è ancora arrivato qualcun altro e mi sono sentito meno in colpa quando ho visto di non essere l'ultimo. La sala (indubbiamente bella come ha ricordato anche il prof. Caramelli all'inizio del suo discorso) non era certo gremita, ma di certo un pubblico interessato che dopo la presentazione da parte dell'organizzazione ha ascoltato con attenzione e religioso silenzio una lezione sullo stato delle ricerche attuali di una disciplina (la paleogenetica appunto) che di certo non è di semplice approccio per chiunque. Il professore con uno spirito sostenuto dalla sua cadenza toscana attraversa sentieri che per me non erano completamente inediti data la familiarità con i testi di Dawkins e non solo, ma andando a privilegiare degli aspetti su cui non avevo mai riflettuto, in effetti. La paleogenetica si occupa di DNA. Non quello facile che si può ottenere prelevando campioni in laboratorio da cavie e volontari ma DNA deteriorato (penso che abbia usato altri termini, ma spero che nessuno me ne voglia a male, anche per il seguito). Questo ha dato il via ad una applicazione di questa scienza  ad attività che sinceramente non avrei mai collegato, le indagini giudiziarie. Il professore è infatti un colaboratore dei RIS di Roma per l'analisi del DNA ritrovato nei luoghi, per molti affascinanti, del delitto ma che giocoforza spesso sono appunto deteriorati. Infatti le cause di tale stato, ha ricordato, possono essere legate non soltanto al tempo ma soprattutto alle condizioni di conservazione, in particolare quelle climatiche. Il prof. Caramelli ha posto l'attenzione alle analisi eseguite sui ritrovamenti delle specie Homo negli ultimi 100.000 anni che secondo le valutazioni da lui riportate costituirebbero una soglia di osservabilità. In realta, ha raccontato, non di tutte le specie di cui sono stati trovati resti si è già riusciti a riscostruire il genoma (o frazioni significative) ma per i Neanderthaliani alcune analisi sono ritenute significative per poter effettuare delle valutazioni. Nella presentazione di due ipotesi, piuttosto in contrapposizione, come quella del Out of Africa, rispetto a quella della continuità regionale, avevo tratto la sensazione che il professore parteggiasse per quest'ultima che sinceramente mi era un po' oscura in quanto, come il prof. ha esplicitamente dichiarato, è l'altra che gode di maggiore letteratura e valutazione nell'ambiente scientifico (e nei libri che avevo avuto occasione di leggere). Sostanzialmente le prove (genetiche) continuano a portare conferme dell'ipotesi di una specie Homo sapiens solo recentemente apparsa, unica e proveniente appunto dall'africa. Altre specie che hanno convissuto con la nostra sarebbero state sostituite in epoca recente e non avrebbero lasciato eredi, estinguendosi. Una sua relazione su dei reperti ritrovati in Puglia aprirebbero però degli scenari inconsueti in quanto pur dovendo essere valutati come appartenenti alla specie Neanderthaliana avrebbero una appartenenza di distribuzione delle variazioni delle basi di DNA tale da far presumere una possibile convergenza con la nostra specie. Non sono in grado di entrare più in profondità in questo discorso, non perchè il professore non abbia fornito elementi, ma pe le mie limitate capacità e l'assoluta assenza di appunti.
La lezione è proseguita con attenzione su questi ed altri dettagli con il prof. che annunciava recenti e prossime pubblicazioni su questi argomenti con prove al momento discordanti. Ma questo concludeva il prof. Caramelli è il bello della scienza e vuol dire che la scienza sta crescendo. Dopo alcune domande, tra cui le mie che spero non siano state considerate troppo da neofita, la conferenza si è conclusa con i consueti ma sinceri ringraziamenti. Nella speranza di non aver tralasciato o peggio travisato dettagli importanti, ma di aver comunque portato alla attenzione dei miei visitatori questo interessante incontro, resto ovviamente a disposizione per le eventuali correzioni dovute alla mia personale responsabilità.

Un Sorriso

3 commenti:

  1. Questa mattina ... a mente lucida (come scrive Tommy David) ho riaperto il nio blog e orrore ho trovato subito un errore addirittura nel titolo. Chiedo scusa a tutti i malcapitati della notte. Mi riprometto (a colazione fatta) di rileggere con più attenzione il testo nella speranza di essere meno comico su un argomento che invece è per me certamente serio.

    Ancora scusa
    Un Sorriso

    RispondiElimina
  2. Addirittura il titolo linka al sito di Pikaia, com'è possibile?

    Piuttosto mi chiedo: erano probabili (o sia sono avvenuti) incroci tra sapiens e neanderthalensis? O le due specie, in quanto specie (come la maggior parte delle specie, cioè) non potevano incrociare sessualmente i propri geni?

    RispondiElimina
  3. Il link nel titolo è una trovata di blogspot, io ho soltanto dovuto riportarlo nell'apposito campo. Il sito Pikaia è ovviamente per un darwinista come me un must assoluto.

    Riguardo la seconda domanda (o meglio il gruppo di domande) è stato ovviamente oggetto della lezione e delle domande.

    Non sono certo titolato per fornirti risposte mie, ma provo riassumendo: la definizione "statica" di specie è nominalemente legata alla fertilità della prole. Quindi se si facesse base sulla separazione delle specie la risposta dovrebbe essere, anche se ci fossero stati degli incroci avrebbero dovuto essere sterili. In realtà le cose sono sempre più complesse di come ci piacerebbe presentarle per fare bella figura e delle "specie interfeconde" appartengono alle analisi degli specialisti di settore. La tesi del prof Caramelli come ho cercato di riportare lascerebbe spazio a discendenze comuni, anche se non estremamente probabili. Quello che al momento è disponibile (salvo alcuni ritrovamenti recenti che farebbero saltare il paradigma) è che non ci siano state contaminazioni, anzi la tesi più "consolidata" è che non vi siano stati molti contatti, conoscenza, scambi culturali ma non vi sono ritrovamenti che possano far pensare a villaggi in comune oppure a guerre.
    Spero di non aver confuso di più le idee.

    Un Sorriso

    RispondiElimina